di Salvo Barbagallo
Negli ultimi giorni, nei nostri articoli, abbiamo cercato non solo di seguire “cronacisticamente” la vicenda del tentativo di formare un Governo da parte del premier incaricato professore Giuseppe Conte, ma anche di comprendere cosa potesse esserci all’origine dei veti, più o meno ufficiali, che ponevano “paletti” su questo o quel nome. Il discorso del Presidente della Repubblica è stato chiaro, ma era (almeno da parte nostra) nei contenuti ampiamente previsto visto il risultato: un veto, nessun Governo.
Ecco le parole chiave di Sergio Mattarella: «Ho agevolato in ogni modo il tentativo di Lega e M5S di formare un governo, ho atteso la formazione di un programma, ho superato ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in Parlamento. Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento(…). Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizioni. Ho accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia. Dai partiti ho registrato indisponibilità a ogni soluzione».
Il commento a caldo di Luigi Di Maio: La scelta di Mattarella è incomprensibile. Allora inutile votare, governi li decidono sempre gli stessi (…) Avevamo espresso Conte come presidente del consiglio, avevamo una squadra di ministri, eravamo pronti a governare e ci è stato detto no perché il problema è che le agenzie di rating in tutta Europa erano preoccupate per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia. Allora diciamocelo chiaramente che è inutile che andiamo a votare tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie, sempre gli stessi
E così Matteo Salvini prima della conclusione negativa: Per il governo che ha in mano il futuro dell’Italia decidono gli italiani, se siamo in democrazia. Se siamo in un recinto dove possiamo muoverci ma abbiamo la catena perché non si può mettere un ministro che non sta simpatico a Berlino, vuol dire che quello è ministro giusto e vuol dire che se ci sono ministri che si impegnano ad andare ai tavoli europei a difendere gli interessi italiani parte il governo, se il governo deve partire condizionato dalle minacce dell’Europa il governo con la Lega non parte (…).
Noi riprendiamo le nostre stesse frasi pubblicate nell’Editoriale di due giorni addietro, dal titolo “Protagonisti occulti al timone d’Italia”: Le vicende che stanno ruotando attorno alla formazione del nuovo Governo nazionale appaiono incomprensibili alla maggior parte dei cittadini italiani, quanti soprattutto non sono “esperti” costituzionalisti e quanti (come noi) non sanno ben interpretare o ben comprendere le norme della Costituzione che regge il nostro Paese. L’uomo qualunque, intendiamo dire, non riesce a capire i “perché” e i “per come” non si riesca a costituire un Governo nonostante le forze politiche che hanno ottenuto il maggior consenso elettorale siano concordi nell’esprimere i nomi della “squadra” di ministri che dovrebbe guidare il Paese. La bagarre animata sul personaggio “proposto” per ricoprire il ministero dell’Economia mostra risvolti inquietanti: perché tanti veti sul nome del professore Paolo Savona?
Il Presidente della Repubblica ha spiegato il “perché”: L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani (…). La decisione di non accettare il ministro dell’Economia non l’ho presa a cuor leggero (…).
E chiudiamo quest’ultimo passaggio della tragicommedia italiana con altre frasi già scritte in precedenza: L’interrogativo che dovrebbe toccare ogni cittadino Italiano (a nostro avviso) dovrebbe essere: “Da quale passato nasce la realtà d’oggi in Italia?”. Se si riuscisse a dare una risposta “veritiera” a questa domanda probabilmente potremmo comprendere ciò che sta accadendo in questi giorni; potremmo comprendere lo “scontro” in atto tra il Presidente della Repubblica Mattarella e i rappresentanti delle compagini politiche che hanno vinto le elezioni del 4 marzo scorso; potremmo comprendere le reali “ragioni” per le quali si va “oltre” la volontà espressa dalla maggior parte degli elettori. Sfortunatamente all’interrogativo non si dà risposta perché al “passato” non si vuol guardare e, di conseguenza, ciò che è “vecchio” appare “nuovo” e non “ripetitivo”. Cioè, a fotocopia…